Questa è la mia malattia.

me ne sono andato all'improvviso, come improvvise sono sempre state tutte le scelte della mia vita, o almeno così sembrano agli altri. Non parlo di cose a metà e questo lo sai fin troppo bene e lo hai subito fin troppo spesso. Quasi sempre tutte le mie cose hanno un inizio e una fine, chiari e netti. Il mio essere burbero e la mia distanza prossemica sono le manifestazioni più esteriori della mia intima fragilità, ma credo che questo tu lo sappia. Per anni mi sono reso forte nell'essere un punto fermo per te, tante volte mi hai privato di questo, per anni la tua forza interiore è stata un esempio per me e quando di rado ti è mancata ho cercato con tutto me stesso di esserci e di darti forza, e mi porto dentro questa cosa come il gesto d'amore più bello che io abbia mai fatto per te. La distanza che si era creata tra di noi, ad un certo punto, per me, è diventata troppa, mi sono accorto che non credevo più che ci saremmo riavvicinati, che stando ancora con te mi sarei e ti avrei solo fatto del male. E tutto questo non è successo all'improvviso, ci sono voluti mesi, o almeno ci sono voluti mesi a me per capirlo. Non ne ho parlato, non ne ero cosciente. Un insieme di cose. Il tuo non farmi sentire adeguato, la tua visione del mondo che così spesso, nonostante le tue parole, sembrava non comprendere me o comunque le mie opinioni. So di essere estremamente fragile, per questo le persone a cui mi "concedo", anche se questa parola mi fa ridere, sono pochissime; vivo nella costante paura di essere ferito, non sono abituato a scoprirmi se non quando mi sento veramente al sicuro, ho bisogno di conoscere bene chi ho davanti prima di parlarci, per questo odio a morte il telefono, perché le persone le capisco quando gli guardo il volto e le mani.
Questa è la mia malattia.
Non credo sia contagiosa.