mi ricordo la centoventisette rossa di mio nonno. Me la ricordo soprattutto d'estate estratta chirurgicamente dal fondo del garage dove stava rintanata. Mi ricordo i sedili di plastica nera e i miei pantaloni corti con la mia pelle che ci rimaneva appiccicata e il calore infernale di quegli interni economici irrimediabilmente anni settanta. Erano brevi viaggi quelli che facevo con lui, non gli era mai piaciuto guidare e non aveva nemmeno mai imparato. Non andava lontano e ci andava a piedi. Da casa al bar dove giocava a carte. Lunghe partite sonnolente per ingannare i pomeriggi estivi e la pensione. Assomiglio molto a mio nonno. E' capitato che i pochi sopravvissuti che lo hanno conosciuto da giovane mi riconoscessero senza avermi mai visto "ma te sei il nipote di", sì, sono proprio io.
E poi c'è un ricordo vivido vecchio di quasi vent'anni. Mi ricordo l'unica lacrima di mio padre.
Mio nonno è morto all'inizio di ottobre, tra poco più di un mese saranno diciassette anni. Faceva freddo e al funerale mi ricordo di aver visto lacrime e respiri.
Facemmo io e mio padre un ultimo viaggio con la centoventisette rossa, in un'altra giornata fredda la portammo a mia zia e la lasciammo lì, rintanata in un altro garage, di un'altra città, della città che forse mio nonno aveva amato di più oltre al posto dov'era nato.