un alfiere ubriaco

Una bella serata, passata seduto un po' scomodo con quattro costole e una scapola a ricordarmi che sono un po' scemo ma che nonostante tutto sono ancora vivo.

Una bella serata passata tra parole tutt'altro che mediocri a indagare dentro a degli occhi credibili. E cazzo, c'è Godot nascosto lì dentro, non so come avessi fatto a capirlo un'era geologica fa, ma l'avevo capito, sarà il mio intuito femminile.

Lei ama te te ami me io amo un altro. Perfetto, sentiamo se il signor Un Altro vuole chiudere il cerchio, potrebbe essere divertente. Un incrocio tra un film di Nuti e Risiko. Mi addormentavo sempre giocando a Risiko.

Meglio gli scacchi, mi è sempre piaciuto giocare a scacchi, strano gioco fatto di rigore e fantasia, di indagine psicologica e attenzione. Quanto si capisce delle persone da come giocano a scacchi. Aprire in difesa, con i suoi pro e i suoi contro. Il gesto elegante dell'alfiere che si insinua in diagonale quando meno te l'aspetti. S'impara dai propri errori, troppo facile il paragone tra gli scacchi e la vita, ma non funziona, perché lì ho vinto. Si parlava di tris tempo fa, che mi piaceva per il fascino discreto della battaglia dove, ben che vada, puoi pareggiare. Ecco, è una clamorosa stronzata, pareggiare è una di quelle cose che mi fa tremendamente incazzare, a me piace vincere, anzi, stravincere, possibilmente umiliando l'avversario.

Gli scacchi, un gioco di attesa e allenamento, mentale. Come quello delle parole. Aspettando che nascano quelle giuste per metterle in fila. E' una storia lunga e complicata quella delle parole.

E' una storia molto meno complicata la mia, ma ho la testa dura come la pelle, mezzo rotto sì, ma in fondo e in fine chissenefrega è stata proprio una bella serata.