Te ne stavi chiusa nel tuo duro carapace di silenzio, tentai di forzarne l'ingresso con tutte le parole che ci scambiammo. Una serata rimasta appesa ad un filo. I miei passi lenti lungo la strada, la mia casa all'alba, di nuovo. Decisi ad un tratto di abbandonare la mia prudenza. Sapevo già che avrei dovuto aver pazienza. In questa mia vita normale fatta di programmi, di progetti, di scadenze, di ordine maniacale, succede ogni tanto che io perda il senno.
Non succede spesso.
Rimasi ad aspettare una risposta che tardò ad arrivare e poi non venne.
Continuai ad osservare quella corazza dura, io malato abbastanza, malato del tutto. Un lieve graffio che avevi chiamato confusione era tutto ciò che ci avevo lasciato, nell'odore forte dell'aglio, tra le parole basse per non svegliare il vicino, anche questa volta forse sarebbe stato meglio non esserci stato.