Si ragionava tempo fa sul fatto che Rosencrantz e Guildestern più che essere due personaggi intercambiabili potrebbero in realtà essere due metà di un unico metapersonaggio. Questo metapersonaggio non si ricorda quale dei due personaggi in realtà lui sia esattamente e quindi cerca di capire quale sia la verità ponendosi domande. Un monologo platonico ai giorni nostri con addosso i vestiti di Shakespeare. Che poi Platone scriveva dialoghi, che poi il monologo sarebbe quasi freudiano e comunque un po' strano perché analista e paziente sarebbero schizofrenicamente riassunti in un'unica (meta)persona e, come se non bastasse, continuerebbero a scambiarsi di posto, passando dalla sedia al lettino e viceversa.
Non so Stoppard cosa ne penserebbe.
L'indagine continua in maniera un po' bislacca poi, con questioni filosofiche toccate e dibattute senza alcun ordine e senza alcuna logica, ma è l'arte che trova l'ordine laddove sembra non essercene, ecco questo sì, questo a Stoppard piacerebbe, ma proprio quelle questioni filosofiche sono a ben guardare quelle che definiscono la natura umana e, con le posizioni che assumiamo rispetto ad esse, la nostra personalità. Il dibattito tra Rosencrantz e Guildestern si ridurrebbe ancora una volta ad una riflessione autoreferenziale del nostro caro metapersonaggio che, nel rispetto di tutte le migliori tradizioni filosofiche, ad un certo punto da soggetto si fa oggetto.
Anche perché il mondo esterno non aiuta certo a capire, non si capisce nemmeno bene se esista questo mondo esterno o se sia soltanto una rappresentazione cartesiana dell'io dualista del metapersonaggio. Non ci sono prove! non c'è niente che possa in qualche modo assicurarci che tutto questo non sia soltanto una mera messa in scena.
Quel che si sa per certo è che alla fine Rosencrantz e Guildestern sono morti.