sputi

Un cd polveroso comprato dieci anni fa a Parigi. Viene da lontano e inizia lentamente, un po' come tutte le cose importanti che quando te ne accorgi è spesso troppo tardi. Siamo irrimediabilmente distratti. Rimango appeso qui tra questa luce e queste note a riflettere con calma e attenzione sulle mie giornate e a riscoprire dentro di me un sorriso lieve. Trovo i miei segni nelle mie parole che verrò a rileggere domani, nelle mie parole che stanotte tenterò di dimenticare, come ho sempre fatto. Una delle mie stagioni. E questa musica che da anni mi porto attaccata addosso. La fatica strana di questi giorni. Ho scritto e cancellato così tante volte che il mio foglio inizia a farsi più sottile e lo spazio è quasi finito. Sogni diversi e segni distratti. Sputi. Sputo via l'amaro che trovo attaccato alle mie labbra al mattino, perché ho deciso, ho deciso che c'è altro e si può e si deve. Incontri le persone e gli regali qualcosa di tuo, fosse anche la più stupida delle emozioni, la più infantile delle passioni. Rivoltando il mondo come le mie cose in questi giorni di fremente abbandono, ritrovo pezzi di me che ho sparso in giro, ritrovo i frammenti che ho rubato dagli altri. Ripercorrere lentamente o di corsa anni accumulati e abbandonati insieme a tutte le cianfrusaglie. E allora, anche se vorresti una borsa più grande, anche se di borse ne hai già due, capisci che è venuto il momento di buttare qualcosa e lo fai. Un buon viandante vorrebbe portare tutto con sè, ma sa benissimo che è meglio viaggiare leggeri. Nella vita mancano spesso i finali, ci sono soltanto dissolvenze, ma per quanto possano essere lente prima o poi quello che stiamo guardando è uno schermo nero e vediamo luci soltanto perché stavamo guardando il sole. Mi alzo e me ne vado, lo spettacolo valeva i soldi del biglietto ma adesso è finito.