bruchi, alieni e troie

Ad un tratto improvvisamente smarriti, le mie spalle appoggiate sul muro. Tutto e il contrario di tutto. Verità e invenzione in un'unica frase, il gioco come piace a me, mosse confuse e una massa informe di gesti e parole strana inconcludente, come distrattamente lenta si muove nella tua direzione.

Un gioco, forse, uno scherzo, certo.

Mi inventerei l'ennesima storia ma non sono mai stato capace di inventarle, le storie. Attaccato come un acrobata tra piccoli brandelli di verità che in sfavillante technicolor si confondono nel mio strano pastrocchio. Ritrovarli, riconoscerli è difficile, vecchi di settimane con addosso una luce che non c'era. Di cazzate ne ho fatte tante. Tante ne voglio ancora fare, nonostante la ragione.

La cazzata più grande, rincorrermi da solo, cercando di spiegare, cercando di essere amico di me stesso, nonostante lo schifo e il disprezzo. Che fatica il maldestro tentativo di convincermi che. Secondo la vecchia storia anche i bruchi più brutti diventano farfalle, e poi crepano dopo un giorno. Ce la raccontavano da bambini e noi siamo cresciuti così, convinti delle peggiori cazzate, fiduciosi, imbecilli e contenti. Siamo diventati troie pur di vivere il nostro giorno da farfalle, con un corpo brutto di bruco addosso col peso del paradosso di ali troppo esili. Fermi qui, senza nessuna possibilità. Regole non condivise e accettate.

Fare il vuoto e ripartire è, ad un certo punto, impossibile.

Sparando messaggi col telefono e la musica a tutto volume, aspettando una risposta dagli alieni, ma dov'è che sono tutti quanti?

Non mi sono bastate le tue ultime parole.