davvero?

ho guardato questi occhi credibili, non in-credibili, proprio credibili, e basta. e quel cielo plumbeo. uno sguardo ipnotizzato da quel grigio che da giorni non si muove. nonostante tutto il vento. Sono lezioni di vita. Le vite quelle creative che non cercano ragioni o giustificazioni morali. Stranamente profondi quegli occhi, credibili e per questo difficilmente decifrabili. Nascondono un grande racconto, e la quotidianità costretta nel bieco cronachismo, un racconto mancato con il fascino abusato di Godot. Come un libro talmente scontato che arrivato a metà ho già la sensazione di averlo finito e ogni pagina in più è una condanna alla noia. Dallo stereo esce un david bowie giovane, fin troppo, che dice qualcosa in merito ad un uomo venuto dalle stelle e sopra di me c'è una finestra, un buco sul soffitto affacciato diritto su di un affilato cielo invernale. La confusione raggiunge un livello sconosciuto. Un abbozzo e poco più e strane confluenze. Un modo quantomeno complesso per comprendere i meccanismi fondamentali della società contemporanea. Una sofferta pratica ripetitiva affogata nell'egoismo e in questioni trascurabili descritte perlopiù in una lingua sconosciuta. Occhi stupiti di un fascino spaesato, un sorriso tirato e disarmante perché ha l'odore del finto e ti secca le parole fino giù nello stomaco. Non ho più l'autoricarica perché le parole degli altri mi interessano meno e perché mi sembrava scortese prolungare telefonate inutili soltanto per poterne fare di ancora più inutili. Si capiva. Non mi accontento di poco. Non è una critica costruttiva, è un'opinione distruttiva, ove possibile, se applicabile. Interno giorno post-atomico, ordine eccessivo, decisamente maniacale e poco coerente. Parliamone. In maniera generica, non sono sufficientemente occidentale per approfondire.