Cose di dubbio gusto

Scarpe rosa con tacco e lustrini (che fanno pendant con cappello rosa peloso). Calzini bianchi con sandalo, ma se sei tedesco e non ne puoi fare a meno neanche il ventitre gennaio, allora sei giustificato. Il tipo accanto a te al semaforo che si scaccola (e fino a qui, tanto tra un po' sarà disciplina olimpica...) e mentre lo fa ti guarda, poi guarda la caccola, e poi ti riguarda (che fai, i confronti?!). Quelli che mentre ti parlano hanno bisogno di prenderti un braccio e scuotertelo fino a procurarti traumi lacerocontusi (non è che ci sento col braccio, le vedi le orecchie, LE VEDI?!?!?). Il tipo che in treno davanti a te si toglie le scarpe e si accovaccia sul sedile, perché si sa, è vietato mettere i piedi sui sedili se hai le scarpe, ma NON è vietato gassificare gli altri occupanti lo scompartimento con l'afrore venefico dei tuoi calzini, vieppiù bucati, che non togli dal settandadue e ormai sono un ricordo, cosa ci posso fare. Le frasi a sproposito quando lo sai che hai seguito metà discorso e non c'hai capito niente ma ti dispiace non partecipare al dibattito. Il tipo che in treno, sarà che ho passato troppe ore viaggiando in treno e ne ho viste di tutti i colori, cerca disperatamente di attaccare bottone e non serve a niente rispondere in un crescendo di monosillabi mugugni e grugniti, aprire un libro e attaccare il lettore mp3, loro continuano a parlare e alla fine degenerano in quelli che ti s'attaccano al braccio. Le vecchiette che ti passano davanti quando sei in fila da due ore e un quarto facendo le indifferenti perché alle persone anziane si deve portare rispetto anche se sono dei giganteschi pezzi di merda. I ritardatari cronici, che sanno di avere un appuntamento a cinquanta metri da casa, da dodici ore, e no, proprio non ce la fanno ad essere puntuali, e arrivano con tre quarti d'ora di ritardo perché il gomito gli faceva contatto col malleolo per le cavallette o per un'altra scusa pescata a caso dal monologo di John Belushi.
Vabbè, ovvio, gli scrittori di prefazioni, loro non possono mancare, e quelli di blog, certo.

Quelli che stanno una giornata intera a pensare quali potrebbero essere cose di dubbio gusto quando avrebbero un milione di cose da fare.

Sarà che oggi sono un po' acido. Sarà che ieri ero uguale.