considerazioni inattuali(*)

uno strano torpore mi stringe i polmoni e appesantisce i miei occhi. Ho cercato di dormire ma il mio è un sonno agitato e abitato da fantasmi. La finestra è aperta e mi lascio svegliare dal sole, per ricordarmi che è giorno e che ci sono cose da fare. Gesti meccanici e nessuna parola in questa casa vuota. Passi pesanti sulle scale. La finestra aperta ancora sulla foschia, colline a squarciare il velo, tetti lucidi e finestre illuminati dal sole. Uno sguardo vuoto e niente di vero.

Nato e cresciuto in questa valle dove non c'è niente di dritto, non potevo uscirne dritto io.

Porto addosso i segni profondi della mia educazione. Storto allora, e un po' malconcio. Ma storto a modo mio ché non mi sono mai fidato di quelli che son venuti a dirmi di aver trovato la verità. E di quelli che mi hanno detto io ti ho capito, io e te siamo uguali. Se sei uguale a me, a parte che hai qualche problema, non mi interessi. E' il diverso quello che mi attrae. E' il diverso che mi ha portato il nuovo e che mi ha fatto crescere e divertire. Non discuto mai con chi è d'accordo con me. Non cerco mai di convincere qualcuno che la pensa diversamente da me. Sono andato a cercarmi da solo le mie idee, perso in lunghi dialoghi con gente strana, perso tra le migliaia di pagine dei miei libri, senza mai sottolineare, discutendoci, incazzandomi e lanciandoli via, a volte (una sola volta in verità, ma gli feci fare un bel volo). E su di me si vedono le tracce di mio padre, dei miei maestri e dei miei amici. I segni di un pensiero innatamente eretico, tendenzialmente illuminista e, fondamentalmente, tremendamente incasinato. Non c'ho ancora capito niente.