e pensare che non mi piaceva Battisti

Le nostre strade si erano incrociate tante di quelle volte che, a ripensarci dopo, sembrava quasi impossibile non essersi mai accorti l'uno dell'altra.

Strade simili sì, ma c'era così poco in comune tra noi.

Due mondi paralleli: sembravamo un gioco ad incastro. Tu con i tuoi frammenti di storia raccolti come per caso e in ordine sparso nel tuo armadio incasinato. Io con la mia storia da bravo ragazzo, con un matrimonio imminente schivato all'ultimo istante e un armadio con le camicie ordinate per colore.

E quanto ti divertivi a scambiarle di posto.

Io affogato nello stereotipo dell'intellettuale comunista e tu che non sapevi nemmeno cosa fossero destra e sinistra.

Io meno inquadrato di quello che davo a vedere, tu molto più razionale di quello che si sarebbe potuto pensare.

Ed era il nostro gioco scoprirci a vicenda, noi facce diverse di una stessa medaglia.

Affacciati sul bordo sottile a sporgersi un poco più in là.

Io con i miei vecchi dischi dei Pink Floyd e dei Beatles ordinati e precisi. E tu, che insistevi, continuamente, sempre. Che dovevo. Che non potevo. Che in tutti i modi avrei dovuto. Per forza: ASCOLTARE BATTISTI.