La California (Bibbona, provincia di Livorno) dreamin'
Adesso è l'ora di discutere. discutere non mi riesce. Non ci posso fare niente, mi viene da ridere. Sarà riso isterico, sarà che proprio mi viene da ridere. E di cose da dire ce ne sarebbero, credo. Un mappamondo nuovo e una vecchia idea, puntare il dito e partire, un'altra volta, ma serve davvero una meta. Non ne ho mai avute, o quantomeno non le ho mai dichiarate. L'ultima è stata il nord, o forse dovrei dire la penultima, almeno sembrerà che la mia strada non finisca qui davanti ad un posacenere ed una bottiglia di vino. Parlavamo di distanza l'ultima volta. La distanza che c'è tra questa sedia e quel divano che fa stanza. Meglio rimanere seduti qui, che le cose sono già troppo confuse e le cose confuse non sono capace di gestirle, diciamoci la verità (una volta tanto), non sono capace di gestirmi. Faccio le cose come mi vengono e tendenzialmente mi vengono male. Mi sveglio tardi, sempre cinque minuti dopo. Mi sveglio d'improvviso scaraventandomi in faccia acqua gelida, alzo lo sguardo e vedo me. Tutte le mattine. Il letto mi vomita giù e io mi ritrovo con questa faccia da pugile a fine carriera. Avete mai fatto caso a come le facce dei pugili a fine carriera si assomiglino tutte? Sarà per quel naso che a forza di prendere tranvate si allarga fino ad occupargli tutta la faccia, ma no! no che non è soltanto quello, cazzo. Hanno tutti la faccia quadrata. Potremmo digressionare a lungo sul fatto che per fare il pugile sia necessario essere forniti all'origine di una testa mediamente assomigliante ad un parallelepipedo, ma non so bene questo cosa potrebbe significare, quindi meglio di no. Non mi è mai piaciuto il pugilato. Anche se, quell'abbraccio che i pugili si danno alla fine dell'incontro, come a dirsi, te le ho date di santa ragione, te le ho date finché ho avuto fiato in corpo, MA (c'è sempre un ma) ti voglio bene come se ti avessi offerto la cena, quello sì, mi ha sempre affascinato. Come diavolo si può abbracciare uno che ti ha appena rimpastato i connotati? Ci sono cose che non capisco. Ho uno strumento spuntato. E anche di questo mi sono messo a parlare. E anche con questo la distanza mi si è sgretolata tra le mani. Cosa ne faccio di queste briciole. Le cose cambiano, il destino si controlla male. E la nostra vita è spesso uno sforzo estremo nel tentare di controllare l'incontrollabile. O forse è l'ennesimo stupido delirio di onnipotenza. I maestri di dialetto e di parole strane. Quelli vivi e quelli morti di cui ci si ricorda una volta ogni dieci anni, anche troppo. Tutti, tutti loro e i loro segni indelebili su di me, dal mare alle montagne. Genova è una città difficile e meravigliosa. Conoscerla è come conoscere le persone, un percorso lungo, strano, difficile, ne trovi un pezzo qui e un pezzo là, senza un filo logico che non sia quello di una storia che tu non puoi conoscere per quanti sforzi tu faccia. C'è un mondo di quaggiù e c'è un mondo di lassù e più o meno tutti un giorno scegliamo a quale appartenere. Lo stereo continua a suonare. La testa continua a girare. Sedie e tavolini colorati, verde bottiglia, occhi deformati e visioni distorte. E' una questione di punti di vista e di un sorriso amaro. Fuori piove, ci vorrebbe un po' di sole adesso, ma evidentemente hanno finito le scorte, sarebbe meglio andare in California, ma vista la congiuntura economica ci dovremo accontentare de La California (Bibbona, provincia di Livorno).