Scrivi, scrivi che cazzo ti pare. Scrivi di televisione, scrivi di te, delle scopate che rimedi sotto un ponte o sotto un lampione. Ma, perdio, scrivi bene. Scegliti le parole, non tirarle a caso in mezzo ad una frase soltanto perché ti piace il suono ma non ti ricordi bene il significato. Non è che è una parola DIFFICILE è più ganza di un'altra soltanto perché la conoscono in TRE. Perché magari tra quei tre tu non ci sei. Sono soltanto parole a sproposito. Avresti dovuto, avresti QUANTOMENO potuto, comprarti, noleggiarti o anche soltanto cercarti su goggle, uno schifo di dizionario.
Ah, già, ci vogliono più di tre neuroni tre per capire quello che si legge. Una definizione su di un dizionario può essere in effetti una difficoltà insormontabile, soprattutto perché, eventualmente, può presentare ulteriori parole sì complicate da costringerti ad un ulteriore utilizzo del suddetto dizionario, innescando così una reazione a catena che potrebbe protrarsi, in linea del tutto teorica sia ben chiaro, all'infinito.
La costruzione. Gli ermetici, anime sante, ed altri prima di loro, ce l'hanno detto, ripetuto, inculcato che stravolgere la costruzione di una frase si può, anzi quasi si deve, se si vuole mettere in evidenza una parola, una virgola, anche soltanto uno spazio, una pausa. Ma, allora, perché t'ostini, con perseveranza e pertinacia, a costruire le frasi a cazzo soltanto perché il discorso assume un tono più sostenuto. IO, questo, proprio non lo capisco. Un soggetto dopo quattordici subordinate si può fare, sì. Se sei De Andrè, magari, te lo puoi anche permettere. Se sei il citto del poro schifoso, magari, PENSACI. Perché non sempre la maggioranza sta, magari, qualche volta la maggioranza si schifa e ti manda affanculo, dove cioè, peraltro, ti meriti di andare.
E ora è ora di chiudere.
E soprattutto non t'inventare cazzate, che poi, da vecchio, le paghi.