vede signora, è una questione di scelte. Forse anche di realismo spicciolo. No, non ho mai voluto fare l'astronauta. In quarta elementare volevo fare l'ingegnere. Pensi che mamma contenta: un bambino di dieci anni che vuole fare l'ingegnere. Pensi che bambino noioso. Come?! Che lavoro faccio? L'ingegnere, che diamine, sono testardo io, sa?!
Dubbi non ne avevo, no. Almeno in quarta elementare. Quelli sono venuti dopo, al liceo, soprattutto. Non per altro ma perché sono sempre rimasto affascinato dall'ingegno umano a tutto tondo, mica soltanto dalla tecnica. Ho sempre letto molto, pensi che quando ai tempi del liceo me ne tornavo a casa con un altro libro la frase che mi sentivo dire da mia madre era "ma come? un altro? dove pensi di metterli tutti?". Cavolo, in effetti aveva ragione mia madre. Camera mia era piena di mensole, librerie e ripiani. Tutti pieni di libri. Pensi che quando me ne sono andato a vivere da solo con i libri che avevo in camera ci ho riempito due librerie in salotto e una nello studio.
Però vabbè, alla fine del liceo quando, scherzando, me ne uscii dicendo che avrei potuto fare lettere lo sguardo di mia madre mi fece capire che forse non era il caso, nemmeno di scherzarci su. Pensi che mamma delusa. Allora mi iscrissi ad ingegneria. Alla fine un libro vale l'altro, cosa vuole che conti se sopra ci sono equazioni o poesie.
Se sono contento? Potrà sembrarle strano, ma sì. Mi piace quello che faccio e poi la sera, a casa, leggo. Il contrario sarebbe stato un po' più difficile. Non credo mi sarei messo a progettare antenne la sera a casa, per diletto, se mi fossi laureato in lettere.
E' una questione di scelte, o di priorità, forse.
E poi lo sa cosa? Prima o poi a lettere mi ci iscrivo e, si ricordi: sono uno testardo, io.