niente

Mi misi a scrivere per riempire il nulla cosmico che aveva invaso quella serata. Frugai nella borsa e ci trovai due pacchetti di sigarette. Un dio buono mi aveva evidentemente avvertito che sarebbe stata una di quelle serate vuote, con poco da dire e niente da fare, compressa tra l'ultimo bicchiere di ieri e la cena tra amici di domani. Quel dio buono mi aveva avvertito sì, che non avrei avuto la voglia di mettere il naso fuori di casa, che me ne sarei rimasto lì, impantanato come al solito tra una cena improvvisata dentro quel niente, ancora, che da settimane non riuscivo a riempire nella dispensa e quel libro aperto sul solito divano.

Era passata mia madre. Ma non hai niente in casa, cosa mangi, come vivi. Mamma, non rompere, non ci sono mai a casa, e quando passo di qui in genere dovrei essere già a letto da tre ore o essermi svegliato da una. Lo vedi, la tua è una vita sregolata. Quand'è che troverai una donna in gamba e metterai la testa a posto, hai quasi trent'anni, guarda che le migliori se le sono già prese tutte. Appunto, mi devo accontentare degli scarti? Già ci ceno con gli scarti, vorrai mica che ci debba anche convivere. Ecco lo vedi come sei, non sai far altro che dire stronzate. Guarda che io ho soltanto tratto una conclusione logica da quello che avevi detto tu. Smettila! Non farmi dire quello che non ho detto. Vabbè, vabbè, non t'arrabbiare che stavo solo scherzando.

Fortunatamente se ne era andata, sbattendo la porta, come al solito, e portandosi via i vestiti da lavare, come al solito, fortunatamente.

Sul divano, non fosse stato per quel libro aperto in mano e per il fatto che la televisione era rotta da mesi, avrei potuto essere come quell'omino giallo lì, quello che ha il divano con la forma del culo. Non avevo mai capito se, effettivamente, glielo avessero già venduto così. Io da Ikea ci avevo guardato, ma quel modello lì non lo avevo trovato. Anche perché, pensai, quell'omino giallo lì dev'essere americano e magari in america ancora Ikea non c'è arrivata. Però è strano, pensai, perché alla fine Ikea se devi arredare una casa è come McDonald se hai fame. E quindi? pensai, non è che se uno ha fame deve per forza andare da Ikea.

Buttai un occhio al lavandino. I piatti avevano preso uno strano colore, non capii se era muffa, quello che avevo mangiato o quella splendida luce del tramonto che filtrava dalla finestra socchiusa. Chiusi le imposte, le cose troppo romantiche non m'erano mai piaciute. Quella roba di quello strano colore rimase lì, imperterrita. Sarebbe il caso di lavarli, pensai. Un pensiero distratto più che un proposito. No anzi no, era proprio un proposito, per il nuovo anno. Oggi, addì 25 di Agosto.