Trattenevi sul tuo profilo una foto di mare: storta.
Non mi capacitavo di come tu non potessi accorgerti di quanto quella foto fosse irrimediabilmente sbilenca: e brutta.
Supposi, indagavo cercando di capire, come mio solito, che il tuo spropositato egocentrismo non ti facesse percepire quell'immane declivio dell'orizzonte, perché tu in quella foto c'eri, ed eri quasi dritta.
Ecco, pensai, un raro esempio di segno che potrebbe collimare perfettamente (quanto involontariamente) con il suo senso, ma che non lo fa.
Ti trattenevi dritta in un mondo storto, ma lo facevi non con l'intento di significare il tuo procedere per la tua strada nonostante tutto, ma semplicemente perché non t'eri accorta che in quella foto per mettere dritta te avevi storto tutto il resto.
Oh, beh, io non ho mai fatto foto dritte; per farle, quelle poche, mi ci sono sempre impegnato a fondo, con la griglia nel mirino a pentaprisma e un discreto numero di secondi di concentrazione e di aggiustamenti.
Ma non per questo ho mai pensato di essere dritto io e che fosse storto il mondo, anzi: ho sempre applicato (sarebbe: tentato di applicare) con coscienza e coscienzioso metodo il mio credo fatto di distacco, aderenza ai fatti e analisi critica. Ho sempre pensato, insomma, di essere storto io, prima del resto.
Ho sempre pensato in buona sostanza di non avere ragione, pur sostenendo di averla.
Tu, in quella foto, eri esattamente il contrario.
Pensavi di avere ragione, nonostante fosse evidente che non potevi averla.